Sanjhana è tornata a casa. La nostra presidente è stata al telefono 10 ore tra medici, amministrazione dell’ospedale, famiglia e la rete di persone che ci aiuta da tutto il mondo. Il medico ha detto che le cure non funzionano e lui, malgrado le non buone condizioni della piccola, avrebbe voluto procedere al trapianto di midollo. La famiglia rifiuta il trapianto e l’accanimento terapeutico. La bambina non può essere dimessa se non paghiamo immediatamente tutto il conto (16 mila euro oltre i quasi 30 mila già versati).
Dopo una trattativa estenuante hanno dovuto fidarsi di noi, che abbiamo promesso di pagare lentamente tutto il conto. La bimba è stata finalmente dimessa. Adesso sosterremo le cure – palliative? – a casa. Aspettando il miracolo.
Sanjhana e la mamma Kalpana sono andate ad abitare nella casa che abbiamo preso in affitto in marzo, per toglierle dallo slum. In due stanze più bagni e cucina vivono 13 persone. Ci dicono che sia tutto pulitissimo. Sanjhana è vestita, sta seduta, può giocare, ha le sue sorelline e tutta la sua famiglia allargata intorno. La vedete in foto con la bombola d’ossigeno.
La famiglia ci ha ringraziato perché questi 5 mesi di vita che abbiamo regalato alla bimba, ha permesso loro di abituarsi all’idea di perderla. A metà febbraio nessuno era pronto. Andiamo avanti. E speriamo ancora. Il primario oncologico pediatrico del San Gerardo di Monza, che da sempre ci fornisce un secondo parere, è rimasto sorpreso dalla forza di questa bimba. Grazie a tutti. Un abbraccio.




