Una nuova certezza: una casa per Usha e i bambini c’è. Cercheremo di capire se può riavere (dal primo gennaio) la sua vecchia stanza/casa che è di fronte a questa, nel quartiere di Murlipura, perché qui sullo stesso piano abitano 3 ragazzi e al piano terra il giovane padrone di casa. Ci potrebbero essere problemi di convivenza e sicurezza, visto che le toilette sono in comune. Dobbiamo modellare meglio la situazione e pagare direttamente l’affitto, perché l’esperienza, soprattutto con il marito di Usha, è che quando hanno in mano i soldi vanno in confusione e li sperperano.
Solo qualche giorno fa Usha aveva il volto gonfio dal pianto, aveva confidato alla nostra presidente che da gennaio non avrebbe più avuto un tetto sulla testa. Con l’arrivo, non previsto, del secondo figlio lei aveva smesso di lavorare e l’economia familiare è andata a rotoli.
Viveva nella dimora degli suoceri, dentro la bidonville… ma erano pieni di debiti per il bere e altri vizi e hanno dato via anche questo riparo misero, ma sicuro. Questa ragazza è nata mussulmana, viene ignorata e maltrattata dalla famiglia del marito e obbligata a dare loro tutti i suoi piccolissimi monili d’oro. Il marito pensa a lavorare, per uno stipendio assolutamente insufficiente per la famiglia, e alla moto, per la quale spende un terzo del salario. Il ricordo di Usha da bambina, nella scuola della baraccopoli, piccola e intelligente allieva di Bruno, che le insegnava matematica… ci scioglie il cuore e vogliamo fare per lei quello che vorremmo fosse fatto a me.